
Beneficio escluso solo per il lavoro domestico. Nell’interpello n. 2, i chiarimenti del Ministero del Lavoro sull’ambito applicativo della misura introdotta dalla Manovra 2024
Lo sgravio contributivo per le lavoratrici madri con tre o più figli, previsto dalla legge di Bilancio 2024, si applica anche alle titolari di contratti di lavoro intermittente a tempo indeterminato. Lo chiarisce il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali nell’interpello n. 2/2025 del 5 febbraio scorso, rispondendo a un’istanza presentata dall’ANPIT – Associazione Nazionale per Industria e Terziario. I commi 180 e 181 dell’articolo 1 della L. n. 213/2023 prevedono per il triennio 2024-2026 una decontribuzione totale della quota dei contributi a carico delle lavoratrici madri con tre o più figli con rapporto di lavoro dipendente a tempo indeterminato, a esclusione dei rapporti di lavoro domestico, fino al mese di compimento del diciottesimo anno di età del figlio più piccolo, nel limite massimo annuo di 3.000 euro riparametrato su base mensile. Misura – ricorda il Ministero – che è stata estesa, in via sperimentale per il 2024, anche alle lavoratrici madri di due figli. Per valutare il quesito – precisa il Dicastero di Via Veneto – bisogna fare riferimento non solo al dato letterale della norma, “ma anche tenere in considerazione le finalità economiche cui l’agevolazione tende”. In buona sostanza, l’intervento mira “non a promuovere la stabilità dei rapporti di lavoro, quanto piuttosto a incrementare i livelli retributivi riconosciuti alle lavoratrici madri e a sostenere il reddito delle famiglie, con figli minori, senza determinare alcun vantaggio per i datori di lavoro”. Il Ministero del Lavoro richiama inoltre una misura affine, introdotta in via sperimentale dall’art. 1, comma 137, della legge di Bilancio 2022 che ha previsto l’esonero contributivo nella misura del 50% “esclusivamente sulla quota a carico delle lavoratrici madri dipendenti del settore provati”. Disposizione che è stata applicata a “tutti i rapporti di lavoro dipendente del settore privato, incluso il lavoro intermittente”. Non ci sono, pertanto, “elementi ostativi a utilizzare lo stesso criterio interpretativo anche con riferimento allo sgravio contributivo in esame”, conclude il Ministero.
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