La Faq del fisco in risposta ai malumori di contribuenti e professionisti. Per Sassara, Tesoriere del CNO, effetto boomerang nei confronti degli studi professionali
Le pec di compliance inviate dal fisco a ridosso della scadenza per aderire al concordato preventivo biennale hanno “un valore puramente informativo”. Per placare gli animi di contribuenti e professionisti che tanto si sono accessi nei giorni scorsi a causa della ricezione di tali comunicazioni, le Entrate pubblicano una Faq sul portale per fornire chiarimenti. Si legge sul sito che la comunicazione “non anticipa un’attività di controllo e non richiede di attivarsi per fornire un riscontro alle Entrate”, ma ha lo scopo di “richiamare l’attenzione sulla possibilità di verificare quanto dichiarato e consentire la correzione in autonomia di eventuali errori”. E nel caso in cui il contribuente riscontri un’inesattezza nel reddito dichiarato, il fisco mette a disposizione diverse soluzioni, a partire dal ravvedimento operoso.
Sull’argomento anche i Consulenti del Lavoro hanno fatto alcune precisazioni. Intercettato lo scorso 6 dicembre dall’agenzia di stampa AdnKronos, Stefano Sassara, Tesoriere del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro, ha definito la comunicazione del fisco “un atto ripetitivo, non richiesto e sicuramente non gradito, che ha un effetto boomerang nei confronti degli studi professionali, che si vedono ricontattare dai clienti per ulteriori consulenze e delucidazioni in merito all’eventuale adesione al CPB, per la quale le opportune valutazioni erano già state fatte”. Il Tesoriere ha poi precisato che “il contribuente che non aderisce alle proposte dell’Agenzia non corre nessun rischio immediato, ma potrà essere oggetto di un nuovo atto o avviso basato su “presunzioni semplici” oppure di un accertamento analitico-induttivo futuro da parte dell’Agenzia delle Entrate, sulla base di quanto previsto dall’art. 34 del D.Lgs. n. 13/2024 istitutivo del CPB”.
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